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Dossier: Buddhismo e cristianesimo: un ponte tra le religioni

L’esperienza del dialogo intermonastico

«Un monaco non è una specie di essere umano a parte, ma semplicemente ciò che ogni uomo dovrebbe essere»

Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov.

Tutto nacque quando i monasteri benedettini e cistercensi vollero dare una risposta all’enciclica Fidei donum di Pio XII, che invitava a fondare monasteri in nuovi territori. Per sostenere queste fondazioni nacque, nel 1960, l’Aide à l’implantation monastique (Aim), poi divenuto Alliance inter-monastères che, per far fronte ai vari problemi sulla formazione monastica in paesi stranieri, organizzò incontri a Bouaké (Costa d’Avorio) nel 1964 e a Ban­gkok nel 1968. In quest’ultima città, i monaci cristiani si trovarono in mezzo a monaci buddhisti e nacque l’idea di creare un dialogo con monaci di altre religioni.

Nel 1973, per la prima volta nella storia, monaci cristiani e non cristiani si riunirono a Bangalore (India), per scambiarsi i diversi punti di vista sul tema dell’esperienza di Dio. Il successo di questo incontro spinse il card. Sergio Pignedoli, allora incaricato del Segretariato per i non credenti, a invitare l’abate D.Rernbert Weakland a sviluppare il dialogo per mezzo delle famiglie monastiche, poiché «il monachesimo è un ponte tra le religioni», come disse Henri Le Saux.

Nel 1977 Aim organizzò due incontri di monaci e di esperti: uno a Petersharn (Usa), l’altro a Loppen (Europa). Da questi nacque, nel 1978, una commissione per il dialogo interreligioso monastico Quello che era stato un lavoro solo di alcuni pionieri appassionati, quali Jules Monchanin, Bede Griffiths, Henri Le Saux, Thomas Merton, (di cui abbiamo parlato in DHARMA 14) diventò un’organizzazione riconosciuta e aperta a tutti.

Negli anni, il DIM ha moltiplicato i rapporti con monaci induisti, bud­dhisti tibetani e zen iniziando con questi ultimi «Scambi spirituali Oriente-Occidente». Dal 1979, alcuni monaci zen giapponesi sono stati ospiti per un certo periodo in monasteri cristiani europei, così come monaci cristiani hanno visitato monasteri giapponesi. Altrettanto hanno fatto i monaci e le monache degli Stati Uniti con i monaci e le monache del Tibet.

Vogliamo proporvi alcune di queste esperienze quella di father David Steindl-Rast, OSB uomo di dialogo, che dagli anni Sessanta ha cominciato il cammino di incontro con altri pionieri del dialogo, attraverso le sue conclusioni nel libro Il Dharma di San Benedetto (Riverhead BookNew York 2001) uscito a chiosa dello scambio intermonastico avvenuto nel 1996 a Gethsemani Abbey negli USA e incentrato sulla lettura della Regola di San Benedetto da parte di monaci buddhisti; quella di Matteo Nicolini Zani, monaco della Comunità di Bose e coordinatore del DIM Italia, dopo un soggiorno in tre Monasteri Zen in Giappone (www.dimitalia.com) a cui si unisce la voce del cardinale Carlo Maria Martini, recentemente scomparso, una delle personalità più autorevoli dell’incontro e la riflessione del padre saveriano Luciano Mazzocchi sulla ricchezza dell’esperienza di dialogo nell’unità e nella diversità (Confronti settembre 2012).